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01 Feb 2022

Un’inedita immagine del telescopio spaziale James Webb

Patrizia Caraveo

Patrizia Caraveo
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Circa 20 minuti dopo il lancio, avvenuto nel giorno di Natale dello scorso anno, abbiamo visto per la prima e ultima volta il telescopio James Webb che si avviava per il lungo viaggio che lo ha portato nel suo punto di osservazione a 1,5 milioni di km dalla Terra.
Questo breve filmato è stato il saluto del lanciatore Ariane 5 al suo prezioso carico che era ancora tutto ripiegato. Operazione difficile ma necessaria per far entrare uno specchio con un diametro di 6,5 metri in un lanciatore con un’ogiva da 5 metri.
L’immagine dell’origami spaziale che si allontana scintillante al Sole è stata raccolta dall’antenna della stazione dell’Agenzia Spaziale Italiana a Malindi, quando Ariane è passato sopra la base che fa parte dell’ESA tracking system e fornisce supporto a tutti i lanci da Kourou. Poi il prezioso carico è sparito e siamo rimasti orfani delle immagini del più potente, più grande e più costoso telescopio spaziale mai costruito.
La NASA ha spiegato che non era il caso di aggiungere telecamere allo strumento, già complicatissimo dal momento che tutti i movimenti del difficile dispiegamento sarebbero stati seguiti da appositi precisissimi sensori. Tuttavia, la voglia di vedere il telescopio ha spinto Gianluca Masi a puntare il suo strumento verso JWST contando di riuscire a vedere l’enorme parasole in kapton, grande come un campo da tennis, che è stato progettato per riflettere la radiazione solare e impedire che scaldi lo specchio e gli strumenti. Infatti, per poter studiare il cielo infrarosso, dove si spera di vedere i primi oggetti che si sono formati nell’Universo, occorre che tutto sia gelido, diciamo a circa –240 gradi.
E l’immagine mostra una piccola sorgente luminosa alla posizione di James Webb che è ormai arrivato a destinazione, a 1,5 milioni di km dalla Terra. Mi piace notare che le due immagini hanno un denominatore comune: sono state acquisite da strumenti italiani.
JWST è giusto un puntino nel cielo stellato ma per gli astronomi rappresenta il futuro

Per saperne di più sul telescopio spaziale James Webb si veda il numero speciale del 2021 di Sapere e in particolare l’articolo dedicato.

Patrizia Caraveo
Patrizia Caraveo
È Dirigente di Ricerca all'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF). Dal 1997 è Professore a contratto dell’Università di Pavia, dove tiene il corso di Introduzione all’Astronomia. Astrofisica di fama mondiale, nel 2009 è stata insignita del Premio Nazionale Presidente della Repubblica. Come membro delle collaborazioni Swift, Fermi e Agile ho condiviso per tre volte con i colleghi il Premio Bruno Rossi della American Astronomical Society nel 2007, 2011 e 2012. Nel 2014 è entrata nella lista degli Highly Cited Researchers. Fa parte del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica e delle 100 donne contro gli stereotipi. È Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Per Dedalo ha pubblicato Il cielo è di tutti (2020).
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