Grandangolari e teleobiettivi a confronto: la distanza ottimale
Ricapitolando i due articoli precedenti, gli obiettivi si differenziano in base alla lunghezza focale e alla luminosità.
Bassi valori di focale hanno grandi angoli di campo, e questi obiettivi sono appunto definiti grandangolari. Quando la focale è alta, dai 200 mm in su, si definiscono teleobiettivi.
Prima di proseguire vi ricordo che la relazione fra focale e angolo di campo dipende dalle dimensioni del sensore. I valori che riporto sono riferiti a fotocamere Full Frame (o fotocamere a pellicola 135 mm).
Generalmente, se scegliamo un teleobiettivo è perché dobbiamo fotografare soggetti lontani, come nella fotografia naturalistica.
Quando i soggetti a cui siamo interessati sono a brevi distanze – pensiamo a una foto di gruppo con molte persone affiancate – se con il 50 mm non riusciamo a inquadrarle tutte, non è necessario cambiare obiettivo: possiamo fare alcuni passi indietro.
È vero, non sempre si ha sufficiente spazio per indietreggiare. In questo caso serve un obiettivo con focale inferiore per avere un angolo di campo maggiore.
Ma se non abbiamo nessun problema nell’avvicinarci o allontanarci dal soggetto, cosa cambia fra un 20 e un 50 mm, entrambi f:1.8?
A parte eventuali differenze qualitative, cambia la profondità di campo che ho spiegato precedentemente in questo articolo.
Gli obiettivi più sono grandangolari, più hanno una grande profondità di campo.
Alcuni esempi pratici: focale e diaframma adatti per ciascuna profondità di campo
Il soggetto da fotografare, su cui mettiamo a fuoco, dista esattamente 5 metri dalla fotocamera (la misura si prende dal piano focale del sensore).
Usando un 20 mm, impostando f:2, risulta a fuoco tutto ciò che si trova fra 2,86 m e 19,74 m dalla fotocamera. In totale la profondità di campo è 19,74 – 2,86 = 16,88 m.
Usando un 50 mm, impostando f:2, risulta a fuoco tutto ciò che si trova fra 4,47 m e 5,67 m dalla fotocamera. In totale la profondità di campo è 5,67 – 4,47 = 1,2 m.
Chiudendo il diaframma, la profondità di campo aumenta. Vediamo cosa cambia col 20 mm e diaframma f:8: sarà tutto a fuoco da 1,25 m dalla fotocamera fino a infinito.
Nelle le stesse condizioni, ma con il 50 mm, sarà a fuoco ciò che si trova fra 3,39 m e 9,52 m.
Nella tabella seguente sono messe a confronto le profondità di campo relative agli obiettivi 20 mm, 50 mm e 85 mm, mettendo a fuoco sempre alla distanza di 5 m.
20 mm | 50 mm | 85 mm | |||||
Diaframma | Distanza di messa a fuoco (m) | Limite prossimo (m) | Limite lontano (m) | Limite prossimo (m) | Limite lontano (m) | Limite prossimo (m) | Limite lontano (m) |
f:1,4 | 5 | 3,27 | 10,59 | 4,61 | 5,46 | 4,86 | 5,15 |
f:2 | 5 | 2,86 | 19,74 | 4,47 | 5,67 | 4,8 | 5,21 |
f:2,8 | 5 | 2,43 | ∞ | 4,28 | 6,01 | 4,73 | 5,31 |
f:4 | 5 | 2,01 | ∞ | 4,04 | 6,56 | 4,62 | 5,44 |
f:5,6 | 5 | 1,61 | ∞ | 3,74 | 7,53 | 4,48 | 5,65 |
f:8 | 5 | 1,25 | ∞ | 3,39 | 9,52 | 4,3 | 5,98 |
Concludendo, la profondità di campo è inversamente proporzionale alla lunghezza focale dell’obiettivo e all’apertura del diaframma.
I grandangolari e la fotografia paesaggistica
Nella fotografia paesaggistica generalmente è opportuna una grande profondità di campo. Gli obiettivi grandangolari sono ottimi sia per questo che per l’ampio angolo di campo.
La foto seguente è stata scattata con focale di 14 mm a f:11.
Si osservi come risulta a fuoco dal primo piano fino a infinito.
© Angelo Scardigno – Isole Lofoten – 14 mm; f:11
I teleobiettivi e la fotografia naturalistica
Quando si devono fotografare soggetti lontani, come nella fotografia naturalistica, più sono piccoli i soggetti e più servono teleobiettivi molto potenti.
La p.d.c. (profondità di campo) sarà bassissima anche chiudendo il diaframma al massimo: questo staccherà molto bene il soggetto dallo sfondo, come si vede nella prossima immagine.
La foto che ritrae un’Averla Capirossa è stata scattata con un 400 mm a f:2,8. Si nota bene la limitatissima profondità di campo, tanto che risultano sfocate persino le zampette, che sono su un piano distante pochissimi centimetri dal piano a fuoco.
© Angelo Scardigno – Averla Capirossa – 400 mm; f:2,8
Gli obiettivi da ritratto
Per i ritratti in primo piano non sono idonei i grandangolari sia perché deformano i visi, sia perché è opportuno avere poca p.d.c. per staccare il soggetto dallo sfondo. Al contrario, i teleobiettivi appiattiscono i visi, e per questo non sono indicati nei ritratti.
Per la ritrattistica la focale tipica degli obiettivi è 85 mm, preferibilmente f:1,4.
La macrofotografia
Ogni obiettivo ha una distanza minima al di sotto della quale non è possibile mettere a fuoco. Invece, alcuni obiettivi definiti “macro” consentono di mettere a fuoco anche a brevissima distanza per fotografare soggetti di piccole dimensioni a pieno fotogramma.
Purtroppo, l’inconveniente è la brevissima profondità di campo.
diaframma f:4
diaframma f:8
Il giacinto nelle immagini ha una dimensione di circa 2,5 cm; è stato ripreso con un 105 mm, e in entrambi gli scatti il fuoco è sulle antere al centro del fiore. Il primo scatto è a f:4, mentre il secondo a f:8.
Se li osservate attentamente, noterete che la profondità di campo è leggermente maggiore a f:8, tuttavia il fiore in primo piano comunque non risulta tutto a fuoco.
Come conoscere la profondità di campo?
Per conoscere la profondità di campo si usa un Depth Of Field calculator, un’applicazione da installare sullo smartphone oppure da usare in rete.
P.S. Ringrazio Angelo Scardigno per avermi prestato le due fotografie, paesaggistica e naturalistica, per la stesura di questo articolo.